Ago
03
2010

TURCHIA

154 - 03.8.2010 - BG - Verso confine turchia156 - 03.8.2010 - TR - Verso KirklareliRinfrancato dalla riparazione effettuata ci mettiamo in viaggio di prima mattina. 

La strada che porta al confine con la Turchia a Malko Tarnovo è nuovamente un susseguirsi di buche collegate fra di loro dal catrame, 65 chilometri d’inferno.

Raggiungiamo il confine alle dieci del mattino ed in poco tempo abrighiamo tutte le formalità ed entriamo in Turchia.



La strada qui è nuova e ben asfaltata, priva di buche o avvallamenti che ci porta senza intoppi a Kirklareli e da li continua per Edirne.

Raggiunto il bivio di Babaesk decidiamo di restare sulla E87 fino ad Havsa da dove possiamo proseguire per Chanakkale.

Dopo aver percorso una decina di chilometri, all’altezza di Cukoköy ho avuto un incidente. La strada non è asfaltata come da noi ma viene fatta con uno strato di catrame sul quale pressano del pietrisco grossolano, il fatto che la strada è di colore bianco, senza alcuna segnaletica orizzontale per la definizione delle corsie e la luce particolarmente forte non mi hanno fatto vedere un avallamento del terreno che era stato riempito con ghiaia.

La ruota anteriore della Vespa, entrata nell’avvallamento, si è girata di colpo ed io sono stato sbalzato violentemente dalla sella. Per fortuna mi è andata ben, il casco e la visiera hanno retto all’impatto ma sulle pietre della strada mi sono procurato delle escoriazioni sulle mani e sul braccio sinistro, ed ho ricevuto un forte colpo sul ginocchio destro che è rimasto sotto la Vespa ma nel complesso nulla di veramente grave.

In un momento difficile come questo, ancora una volta, ho trovato gente eccezionale. Nel tempo che Sandra mi ha aiutato ad uscire da sotto la Vespa, un pulmino si è fermato, hanno chiamato i soccorsi e mi hanno prestato le prime cure medicando le ferite in attesa dell’ambulanza dove hanno fato salire anche Sandra.

Arrivati all’ospedale di Edirne ho fatto immediatamente le radiografie, la visita ortopedica e mi hanno fatto alcuni punti di sutura dove serviva e tutto gratuitamente.

Prima di lasciare l’ospedale il chirurgo e l’ortopedico mi hanno detto che sono stato estremamente fortunato a non farmi nulla di grave ma che, per qualsiasi problema posso telefonare a loro che sono in servizio fino a tarda sera. Uscito dall’ospedale sono stato preso in consegna dalla gendarmeria che mi ha portato nuovamente a Havsa, al comando dove avevano depositato tutte le nostre cose e dove ci hanno assicurato che i nostri scooter sono in luogo sicuro. 159 - 03-04.8.2010 - TR - Edirne

Mi hanno raccomandato di fermarmi ad Edirne e ci hanno dato il telefono della loro stazione per contattarli quando decidiamo di riprendere il viaggio.

Dopo mezz’ora arriviamo all’Hotel Khervanserai nel centro storico della città, una vera bellezza, io sto abbastanza male ma mi muovo lo stesso e, anche se zoppicante, vado a fare un giro nel centro città per poi tornare quasi subito in albergo.

 

Mercoledì 4 agosto

 

La notte non è stata delle migliori e mi ritrovo la mattina tutto dolorante così decidiamo che è meglio restare ancora un giorno ad Edirne nella speranza che io riesca a recuperare il più possibile prima di riprendere il viaggio, ammesso ne sia capace.

La scelta si rivelerà essere la migliore perché, a parte due brevi uscite per andare a mangiare qualcosa, passo il resto della giornata dormendo.


Giovedì 5 agosto165 - 05.8.2010 - TR - Havsa - Recupero Mezzi

 

Si riparte, o perlomeno ci sono tutti i presupposti per farlo. Dopo aver sistemato le nostre cose telefoniamo alla Gendarmeria ed al taxi che ci deve riportare ad Havsa.

I poliziotti ci stavano aspettando e, gentilissimi ci hanno ridato tutte le cose che avevamo lasciato presso la loro caserma poi, preso il pulmino di servizio ci hanno fatto salire assieme ad una scorta e siamo partiti.

Fa un po’ impressione viaggiare con gente armata soprattutto perché non siamo abituati a vedere la polizia imbracciare le armi, ma sono ragazzi gentilissimi e cordiali.

Raggiunto il luogo dell’incidente imboccano una stradina sterrata che porta al paesino di Cukuš Kay dove, entrano nel cortile di una casa colonica e si fermano.

Ci viene incontro un contadino e sua moglie che ci salutano come vecchi amici e ci portano dalle nostre moto. Probabilmente ai loro occhi sembra strano vedermi fasciato come una mummia mentre valuto le condizioni della Vespa, ma io non me ne accorgo, è più importante stabilire i danni.

166 - 05.8.2010 - TR - Havsa - Recupero Mezzi167 - 05.8.2010 - BG - PlovdivDopo aver legato con il nastro adesivo la copertura del faro che è rotta do un colpo al pedale dell’accensione e subito sento il tranquillo scoppiettio del motore. Nel frattempo la moglie del contadino ha sistemato un poche di seggiole attorno al grande tavolo sotto la pergola ed ha messo una brocca contenente airam, dell’acqua minerale e aranciata invitandoci a sedere. 

Rimaniamo il tempo di fare un documento che attesta la restituzione dei mezzi poi, sistemati i bagagli facciamo una fotografia tutti assieme e ci scambiamo gli indirizzi di posta elettronica ed infine ci salutiamo. Il capo pattuglia, un ragazzo davvero simpatico mi regala il suo accendino con la bandiera turca quale ricordo dell’incontro, io gli do quello che ho, una torcia elettrica, segni questi che attestano stima ed affetto reciproci.

Abbiamo deciso di fare la strada più breve per tornare a casa passando per Plovdiv, Sofia, Nis, Belgrado ma sono sempre 1.600 chilometri e non so ancora come si comporteranno i punti di sutura che ho sulle mani. Dopo qualche chilometro in direzione Edirne vedo che nonostante tutto riesco a guidare, devo solo fare attenzione a non fare frenate improvvise perché muovo a fatica la gamba destra e quindi il freno posteriore e la mano destra pizzica ogni volta che stringo la leva del freno.

Superato Edirne seguo le indicazioni per il “Bulgaristan” come lo chiamano i turchi che dista circa 10 Km da dove siamo. A cinque chilometri dal confine inizia la fila delle macchine che superiamo per arrivare appena al controllo passaporti turco ma a questo punto le file da due diventano dieci, tutte compatte e lunghissime.

Molta gente è in strada fuori dalla macchina nonostante il sole cocente, altri sono barricati in auto con il condizionatore al massimo ma tutti sono esasperati dall’attesa.

Lasciamo gli scooter tra le macchine ad andiamo a piedi al controllo documenti che è rapido, poi però non sappiamo cosa fare perché siamo imbottigliati tra centinaia di auto. Un ragazzo bulgaro che ci ha visti perplessi ci dice che ci conviene andare sul marciapiedi altrimenti stiamo ore li ad aspettare per nulla.

Il cordolo del marciapiedi è altissimo, almeno 15centimetri ed io ho paura di forzare la mano ma non ho scelta e non senza qualche timore riesco a portare la Vespa poi l’SH di Sandra sul marciapiedi e da li procediamo spediti nella terra di nessuno.

Dobbiamo salire e scendere sui marciapiedi almeno tre volte ma alla fine, dopo aver percorso non meno di 300 metri raggiungiamo l’inizio della fila.

Le auto che abbiamo appena superato, con un fronte di almeno 50 metri, non è la fila del confine bulgaro ma quella che, gestita dalla polizia, permette di accedere alla fila dei controlli, altri 100 metri!

Quando i poliziotti ci vedono scendere dal marciapiedi ci fanno segno di procedere così raggiungiamo il posto di blocco bulgaro dove ci fermiamo per il controllo documenti.